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LA GUERRA DELL'HAMBURGER: MCDONALD'S A FIRENZE E LA CROCIATA KM ZERO

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IL REGOLAMENTO DEL COMUNE DI FIRENZE PREVEDE PER I NUOVI NEGOZI IL CINQUANTA PERCENTO DI PRODOTTI KM ZERO. MA SE MC DONALD’S APRE IN PIAZZA DUOMO COME LA METTIAMO?

A Firenze l’hamburger proprio non gli va giù. Da quando McDonald’s ha annunciato che avrebbe ottenuto l’autorizzazione del comune ad aprire un ristorante a piazza Duomo è scoppiato un putiferio: la grande “M” gialla sotto la cupola del Brunelleschi; sacrilegio! A nulla è valsa l’assicurazione del gigante del fast food a conservare intatta la bellezza della piazza: niente insegne coatte o pagliacci fanfaroni, niente spacconate da cowboy. Destra e sinistra, tutti contro Ronald. Ma il crociato numero uno è proprio Nardella, il sindaco del capoluogo toscano. La sua spada, il regolamento Unesco per tutelare il centro storico, approvato dal Comune, e che prescrive per i negozi di nuova apertura la filiera corta con almeno il cinquanta per cento di prodotti fiorentini. Eppure in piazza Duomo c’è già Lindt, Swatch e accanto a Edoardo (gelateria bio in un piccolo spazio retrò) un negozio Magnum Algida che ti “personalizza” il gelato confezionato. “Mi si dice che a Firenze ci sono già tanti troiai”, spiega boccaccesco il primo cittadino “e che uno in più non fa differenza. Non mi sembra una grande argomentazione”. Sarà, ma lo stesso McDonald’s dovrebbe sorgere al posto di un negozio sportivo dove si vende abbigliamento made in chilometro ottocentomila. Non proprio la vecchia merceria ia ia ia oh.

MCDONALD'S A FIRENZE
MCDONALD’S A FIRENZE

MCDONALD’S A FIRENZE: ANDY, DAVID E IL LAMPREDOTTO

La cosa più bella di Firenze è McDonald’s”, diceva quel pazzo di Andy Warhol, il babbo della pop art. E però sosteneva pure: “Credo che sia un artista chiunque sappia fare bene una cosa; cucinare, per esempio”. Da che parte stare, allora? Con David o con Golia? Con la multinazionale più sputtanata della terra o coi poveri trippai? Da un lato c’è una inarrivabile città d’arte (e di buona tavola), ora in vena di ricostruirsi quell’identità smarrita tra kebabberie e sushi bar. “Fiorenza dentro dalla cerchia antica”, che alza i ponti levatoi contro lo straniero. Dall’altra il colosso del cibo spazzatura, simbolo della cucina non raffinata, della globalizzazione più sregolata. Sembra ovvio doversi schierare col David e allungargli le pietre da cacciare nella fionda. Tanto più che in questi giorni è nato sui social un simpaticcissimo gruppo “NoMc” che combatte il gigante a stelle e strisce a suon di Lampredotto pride. I sanguigni e giocondi toscanacci non possono che farci tenerezza. Ma forse le cose non sono proprio come sembrano.

MCDONALD'S A FIRENZE
MCDONALD’S A FIRENZE

MCDONALD’S A FIRENZE: PARLA L’AD DEL FAST FOOD

L’amministratore delegato di McDonald’s Italia Roberto Masi, intervistato su Radio24, spiega: “Per mesi abbiamo presentato progetti, ci siamo adeguati a tutte le richieste. Oggi l’85% delle produzioni arrivano dall’Italia, la filiera è integralmente italiana. Sembra di essere tornati indietro trent’anni quando aprimmo il primo negozio in piazza di Spagna a Roma. Ma allora nessuno sapeva cos’era un hamburger. Dopo tutti questi anni non ci sembra di aver penalizzato Piazza di Spagna, né i romani. Diamo semplicemente un’offerta in più a quella che è la libera concorrenza”. Oggi nel centro di Roma c’è un negozio normale, con un’insegna bianca a sfondo nero, elegante e poco invasiva. A qualcuno risulta che piazza di Spagna sia rovinata?

MCDONALD'S A ROMA, PIAZZA DI SPAGNA
MCDONALD’S A ROMA, PIAZZA DI SPAGNA

MCDONALD’S A FIRENZE: BRAND MANAGEMENT, LIBERO MERCATO E FINOCCHIONA

Ogni anno”, continua Masi “consumiamo cento tonnellate di carne chianina, prodotta da allevatori toscani. Dove inizia e dove finisce il km zero? Dobbiamo annullare gli ordini di chianina toscana e passare a quella fiorentina – che, per inciso, non ci sarebbe neanche? E il latte che acquistiamo a Brescia, da allevatori della pianura padana, non va più bene? Il regolamento ci obbligherebbe a vendere prodotti fiorentini: lampredotto e finocchiona. Ma non vi pare che, se per assurdo accettassimo, faremmo molta più conocorrenza così ai ristoratori locali, piuttosto che col nostro brand?

MCDONALD'S A FIRENZE
MCDONALD’S A FIRENZE

MADE IN ITALY VS KM ZERO: UNA CONTRADDIZIONE ITALIANA

Pare di risentire il vecchio adagio “Fiorentin mangia fagiuoli, e’ volevan gli Spagnuoli; li Spagnuoli sono venuti, Fiorentin becchi e cornuti”. In un epoca di post-Brexit in cui si continua a ripetere che dobbiamo attirare aziende internazionali, nei giorni in cui il sindaco di Milano va a Londra a caccia di business, Firenze si rinchiude nella sua “cerchia antica”. Dopo aver praticato per anni il degrado gastronomico, è giusto preservare e rinvigorire la forte tradizione culinaria regionale. Ma nel mondo degli chef radical chic e del km zero a qualunque costo, si potrebbe provare a mantenere la lucidità. A non estremizzare per forza e a risolvere le contraddizioni nelle quali viviamo. Come è possibile che in Italia dobbiamo preservare il km zero come unica garanzia di qualità ma poi facciamo di tutto per promuovere il made in Italy nel mondo, assicurando che lì la qualità è preservata? Meglio un piccolo mondo antico o la possibilità di vendere le nostre eccellenze in tutto il pianeta?

Di Enrico Cicchetti 5/7/2016

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