Il parere Efsa sui contaminanti presenti in alcuni oli vegetali prende di diritto un posto importante nella tormentata storia dell’olio di palma. Per il momento però, nonostante il gran polverone sollevato, non può dare adito a modifiche normative. Servirà a scuotere la Commissione europea, autrice peraltro della richiesta all’Efsa di redigere il rapporto? Non è automatico ma pare possibile, soprattutto alla luce delle recenti parole di elogio del commissario europeo per la Salute Vytenis Andriukaitis e delle polemiche seguite all’uscita del dossier: in particolare dall’Italia, con la richiesta d’intervento immediato a Bruxelles da parte del ministro italiano della Salute Beatrice Lorenzin. Già tre anni fa l’authority sollecitò la commissione con una ricerca sui contaminanti nel cibo che allora circolava in Europa, per questo il dossier attuale suona, se non come una sentenza per l’olio di palma, perlomeno come un invito all’intervento.
OLIO DI PALMA CANCEROGENO: L’ATTESISSIMO PARERE DELL’EFSA
I PUNTI FERMI DEL DOSSIER
Il parere Efsa, basato sulla rigorosa analisi di 7.175 “occurrence data” (dati di presenza) da parte degli esperti del Panel on contaminants on the food chains (detto Contam panel) lascia ancora margini di discussione, ma già in sede di presentazione lancia un allarme ben preciso: “I contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, suscitano potenziali problemi di salute per il consumatore medio di tali alimenti di tutte le fasce d’età giovane e per i forti consumatori di tutte le fasce d’età”.
Abbiamo contattato l’Efsa, che tramite un suo portavoce ci ha spiegato come la palla passi ora ad altri organi, e le decisioni sono ora demandate ad altri, ma anche l’autorità per la sicurezza alimentare, che ha sede a Parma, abbia fatto tutto quanto è nelle sue possibilità. E lo abbia messo in quelle 160 pagine.
L’INTERVISTA
- Di quanto tempo ha necessitato la ricerca del gruppo scientifico?
L’Efsa ha ricevuto una richiesta in merito da parte della Commissione europea nel luglio 2014. Si possono trovare ulteriori informazioni nel registro delle domande dell’Efsa.
- Sono in programma altre ricerche a breve termine sui contaminanti degli oli?
Al momento non abbiamo ricevuto ulteriori mandati al riguardo. Il parere segue quello del 2013 sull’insorgenza di 3-mpcd nel cibo europeo dal 2009 al 2011.
- Quale differenza di tossicità e pericolosità c’è tra GE, 2-mpcd e 3-mpcd?
“Ci sono evidenze sufficienti che il glicidolo (sostanza che si può sviluppare in seguito all’esposizione ai GE) sia genotossico e cancerogeno, pertanto l’EFSA ha concluso che i GE sono un potenziale problema di salute per tutte le fasce d’età più basse e mediamente esposte, nonché per i consumatori di tutte le età che risultino fortemente esposti. Per 2-mcpd la scarsità di dati non ha permesso all’Efsa di concludere sui possibili effetti e di raccomandare ulteriori ricerche in materia. Riguardo 3-mcpd, la sostanza può avere effetti tossici in particolare sul rene e l’EFSA ha stabilito una dose giornaliera tollerabile di 0,8 microgrami/kg peso corporeo.
- Quale tempistica potrebbero avere i prossimi passi? Quanto tempo potrebbe passare perché dal parere scaturisca una modifica regolamentare?
L’Efsa non è responsabile per aspetti normativi.
- Il parere riguarda in particolare l’olio di palma: ci sono delle differenziazioni, nella generica dicitura “altri oli vegetali”? L’olio di colza, per esempio, o meglio il canola oil, presenta degli importanti fattori di rischio?
Il parere è piuttosto chiaro: dice che i più elevati livelli di GE, come pure di 3-MCPD e 2-MCPD (compresi gli esteri) sono stati rinvenuti in oli di palma e grassi di palma. I dati disponibili mostrano concentrazioni inferiori per altri olii e grassi di origine vegetale come, ad esempio olio di semi di girasole, olio d’oliva o olio di colza. In quest’ultimo i livelli medi sono più di 10 volte inferiori ai rispettivi livelli dei 3 contaminanti nell’olio di palma. I livelli di GE negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie a misure adottate volontariamente dai produttori.”.
DATI DEFINITIVI O INTERLOCUTORI?
Fin qui l’Efsa, tra le cui righe si leggono delle conclusioni importanti: anzitutto l’attenuazione della presenza delle sostanze incriminate rispetto al 2010, un omaggio allo sforzo di alcune aziende, e poi il fatto che secondo “evidenze sufficienti” questi contaminanti siano cancerogeni e genotossici. Un dato definitivo? In realtà no, perché non è mai stato provato il nesso con l’insorgenza di tumori nell’uomo. Nell’abstract del parere si parla degli esperimenti sui topi, ma non di sicuri effetti sull’uomo. Questa considerazione ha portato nei giorni scorsi l’Iss (istituto superiore della sanità) a ribadire il concetto: per il momento il nesso coi tumori non è provato. E lo stesso organismo italiano qualche mese fa sul suo sito aveva invitato ad abbassare i consumi di olio di palma, come di tutti i grassi saturi.
LE SOSTANZE SOTTO PROCESSO
In fondo il parere dell’authority con sede a Parma va in questa direzione: consiglia, ma non emette sentenze. L’Efsa nelle 160 pagine del dossier ha valutato i rischi legati ad alcune specifiche sostanze: glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi. Si tratta di “contaminanti di processo” che si sviluppano durante l’iter produttivo nell’olio di palma e in altri oli vegetali, margarine e alimenti trasformati, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature (circa 200 gradi).
Ebbene, i glicidil esteri degli acidi grassi sono ritenuti cangerogeni e genotossici, e i livelli più elevati delle sostanze, si legge «sono stati rinvenuti in oli di palma e grassi di palma, seguiti da altri oli e grassi». Per i consumatori più giovani, margarine e prodotti dell’industria dolciaria sono risultati le principali fonti di esposizione a queste sostanze. E in particolare, i GEcostituiscono un potenziale problema di salute soprattutto per tutte le fasce d’età più giovani e mediamente esposte, nonché per i consumatori di tutte le età con esposizione elevata: “Nei neonati – ha detto la presidente del Contam Helle Knutsen – è fino a dieci volte il livello considerato a basso rischio per la salute pubblica”.
MARGINE DI ESPOSIZIONE
L’Efsa si è spinta anche oltre, stavolta: nel valutare le sostanze genotossiche e cancerogene che sono presenti nella catena alimentare, l’autorità calcola un margine di esposizione per i consumatori. In generale, maggiore è il margine di esposizione, più basso è il livello di preoccupazione. «Abbiamo fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi, sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali – ha spiegato la presidente di Contam Helle Knutsen -. Le informazioni tossicologiche sono invece troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD».
COSA PUÒ SUCCEDERE ORA?
Il Panel lo specifica: l’indagine da sola non può bastare, anche se è un bel passo avanti. E invita alla fine del documento a svolgere ulteriori analisi per colmare le lacune. Un segnale piuttosto chiaro: il nostro lavoro è terminato, ora la parola passa ad altri. La Commissione europea anzitutto, e i singoli Stati membri. Ma per il momento ad essersi mosse sono solo le associazioni di consumatori, e in Italia la Coop che ha deciso di applicare il principio di precauzione e ritirare 120 prodotti a proprio marchio contenenti olio di palma.
di Roberto Serrentino – 16 maggio 2016