SI CHIAMA LA BOUCHERIE E SI TROVA A SELLIA MARINA ED E’ UNA MICRO STEAKHOUSE CHE ESPLODE DI QUALITA’E SAPORE
Sulla Statale 106, quella che taglia in due la Calabria e regala squarci di mare e colline, c’è un ristorante carnivoro che non ti aspetti. Ad un automobolista distratto potrebbe sembrare uno dei tanti locali disseminati lungo questa trafficata arteria di passaggio. Ma non è così. L’insegna parla chiaro: La Boucherie, SteakHouse e Salumeria. Da girovago del gusto so una cosa: l’insegna, anche la più bella, può regalare sorprese. In tutti i sensi, belli e brutti.
Qui la sorpresa è in positvo. Il locale è giovane,piccolo, curato, a dominare c’è solo il profumo della carne, il sorriso sincero di Giuseppe Morrone (il proprietario), e un locale che è metà macelleria, metà steakhouse. O meglio, micro SteakHouse. Venti coperti. Ventidue se ci si stringe. Se ci aggiungi i posti nel dehor fuori si arriva a trenta.

LA BOUCHERIE UNA MICROSTEAKHOUSE CHE OGNI QUARTIERE D’ITALIA DOVREBBE AVERE
Siamo a Sellia Marina, un paesino di settimila anime che vive di tradizioni e fatica. Giuseppe è un macellaio che stravolge lo stereotipo del butcher classico: ha una laurea, parla un italiano forbito, ha competenze carnivore e ha trasformato la sua macelleria in un piccolo tempio carnivoro.
Lui è in sala, prende le comande, spiega la carne, racconta il menù. Il risultato è un piccolo gioiellino da pochi coperti e da tanta, tantissima sostanza. Una micro steakhouse dove tutto ha il sapore della verità. La proposta carnivora ha vocazione internazionale (selezioni spagnole, italiane, polacche) mentre la parte dedicata alla salumeria parla calabro. I prezzi sono onesti, in linea con la provincia calabrese.

Curiosamente, il simbolo del comune raffigura un contadino in mezzo a un campo di grano. Nella mano destra stringe una falce. Alle sue spalle, un lembo di mare e un cielo terso. È un’immagine potente, quasi epica, che parla di fatica, di identità, di lavoro vissuto come scelta di vita.
Giuseppe è esattamente questo: un lavoratore del gusto, un artigiano della carne che, con la stessa falce ideale, ogni giorno taglia via le scorciatoie e coltiva la qualità con pazienza e dedizione. Alle sue spalle, come nel simbolo del paese, c’è il mare – quello della Calabria più bella – e davanti a lui, un cielo di possibilità.

“Ho iniziato a lavorare in macelleria a 15 anni. Poi il diploma e la laurea”, ci racconta soddisfatto. Libri e mannanaia sono sempre andati a braccetto e infatti non ha mai abbandonato il suo sogno: aprire una macelleria di livello per poi dar vita alla sua piccola bisteccheria.
La sua steakhouse non ha fronzoli. È un’estensione della macelleria, ma soprattutto è un’estensione della sua anima. E chiunque si fermi a mangiare lì, anche solo per una sera, lo capisce al primo morso: Giuseppe rappresenta il suo territorio con orgoglio. E fa parte di quell’ Italia che ancora crede nel lavoro fatto bene.
Frolla le bistecche con attenzione e rispetto, seguendo tempi lunghi e naturali, perché sa che ogni giorno in più significa sapore in più. Cura ogni singolo cliente in modo educato, sobrio e puntuale ma lasciando che a parlare siano i suoi piatti. In una stessa serata ha saputo gestire una tavolata con 6 bambini scatenati versione bestie di satana e tavoli di adulti che volevano sapere vita, morte e miracoli delle bistecche nella cella di frollatura.

LA BOUCHERIE QUANTO SONO BUONI I SUOI SALUMI CALABRESI
Giuseppe Morrone è uno e trino. E’ macellaio, è ristoratore ed è anche un ottimo norcino. Realizza artigianalmente i suoi salumi con una precisione quasi maniacale, come si faceva una volta, quando ogni prodotto raccontava una storia. Servono a comporre i suoi taglieri, tutti molto equilibrati. Niente spremute di sale, niente esagerazioni, niente virtuosismi inutili. Qui si bada al solo.
La sua steakhouse non ha fronzoli. È un’estensione della macelleria, ma soprattutto è un’estensione della sua anima. E chiunque si fermi a mangiare lì, anche solo per una sera, lo capisce al primo boccone: Giuseppe è il simbolo vivente del suo territorio. E di un’Italia che ancora crede nel lavoro fatto bene.

IL VALORE AGGIUNTO DEL MACELLAIO SE APRE UNA STEAKHOUSE
Quando un macellaio apre una steakhouse, sulla carta ha già un vantaggio competitivo: conosce la materia prima come nessun altro. Sa distinguere un quarto anteriore da uno posteriore, sa dove si nascondono i tagli nobili e sa – soprattutto – che la carne non è tutta uguale. Ma questo, da solo, non basta. Perché trasformare una macelleria in una steakhouse di successo richiede qualcosa di più: un cambio di mentalità.
Il macellaio è da sempre un artigiano del taglio, uno che lavora nel retrobottega e parla con il cliente al banco, spesso da solo. Il ristoratore, invece, deve diventare un direttore d’orchestra: deve gestire sala, cucina, servizio, narrazione. Deve pensare al cliente non solo come consumatore di carne, ma come ospite di un’esperienza.

Ecco allora che il valore aggiunto del macellaio si manifesta solo quando riesce a fare il salto culturale: da tecnico a narratore, da venditore a anfitrione. Quando capisce che non è sufficiente servire una buona costata, ma che bisogna raccontarla, valorizzarla, costruirci intorno un contesto credibile, accogliente, coerente. Giuseppe è riuscito a fare tutto questo e infatti il risultato è ottimo. Perché un macellaio con mentalità da ristoratore non solo propone carne eccellente: la seleziona, la frolla, la taglia e la cuoce con una consapevolezza rara, difficilmente riscontrabile altrove.
Il cliente lo percepisce. E torna.
Ma chi resta ancorato alla mentalità del banco – prezzi al chilo, zero atmosfera, servizio improvvisato – rischia di sprecare un’occasione d’oro. Perché oggi, più che mai, la carne va raccontata. Non solo tagliata.
La Boucherie di Giuseppe non è solo un ristorante: è un esempio. Dimostra che anche lungo una statale, anche in un paese di settemila anime, anche con pochi coperti, si può fare una buona ristorazione carnivora, se si ha visione, competenza e coraggio.
Giuseppe ha capito che oggi non basta essere bravi con il coltello: bisogna esserlo anche con le idee. E la sua idea è semplice ma potentissima: unire il sapere antico del macellaio alla sensibilità moderna dell’oste che propone carne. Il risultato? Una micro steakhouse che è una piccola bomboniera e che merita una visita.