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LA VERITÀ, NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’, SULLA CARNE CON GLI ANTIBIOTICI

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VERITÀ E LEGGENDE SULLA PRESENZA DEGLI ANTIBIOTICI NELLA CARNE MENTRE LA PROPAGANDA VEGAN CONTINUA A FARE TERRORISMO PSICOLOGICO, NOI CI INFORMIAMO, VERIFICHIAMO E, GUARDA UN PO’, SMONTIAMO PEZZO PER PEZZO LE STORIE (FASULLE) DEGLI ANTIBIOTICI E DEGLI ORMONI NELLA CARNE

In Italia ci sono più vegani che “carne pericolosa”.  Nel nostro paese la percentuale di vegani (che varia tra l’1 e il 3% a seconda delle fonti) è superiore a quella della carne i cui standard che possano essere definiti “pericolosi” per la salute umana. Dati, questi, stra confermati da fonti certi e qualificate.

Eppure, nonostante in Italia la carne messa in commercio sia per il 99,5% sana e prodotta seguendo standard e protocolli rigidi, aleggiano tra i banchi della macelleria e gli allevamenti sparsi per tutto lo stivale, una serie di leggende metropolitane dure a morire. Tra queste, ad esempio, il credo, infondato, che le nostre bistecche siano gonfie di ormoni e antibiotici. Una bufala messa in giro da gruppetti di vegani agguerriti, che hanno fatto delle fake news il loro tofu quotidiano.  

CARNE E ORMONI DELLA CRESCITA: OFF LIMITS DAL 1981

Partiamo da un dato semplice e banale che, chissà perchè, è sfuggito a chi metteva in giro certe voci: in tutta Europa e ancora più in Italia, la produzione, la vendita e il consumo di carni contenenti ormoni della crescita, è vietata dal 1981. Ve lo ricordate quell’anno? L’attentato al papa e la P2, Simon&Garfunkel suonano a Central Park mentre a Los Angeles nascono i Metallica: che meraviglia gli anni ‘80. Va bene, deve essergli sfuggita la notizia, capita: possiamo dire che ci sono più ormoni della crescita nelle cosce dei ciclisti che in quelle dei maiali.

In paesi come Stati Uniti e Canada, ad esempio, l’uso degli ormoni è tutt’oggi consentito. Dal 1988, però, la UE ha vietato l’importazione di carni bombate: i 28 Stati dell’Europa sottoscrivono questo regolamento. O meglio, 28 meno uno. Dopo la Brexit, infatti, l’Inghilterra è uscita dall’Unione Europea e quindi dai suoi regolamenti. Ve la ricordate la mucca pazza, vero? Ecco, auguri a loro.

Un altro mito da sfatare è quello degli omogeneizzati, anche questi costretti da anni a combattere contro falsi miti. Andrea Bertaglio è un giornalista ambientale e ha pubblicato da poco un libro dal titolo eloquente : ‘In difesa della carne’. La sua è una voce seria e per quanto riguarda la materia decisamente autorevole: “il regolamento europeo vige per qualsiasi prodotto contenente o derivante dalla carne. Non solo gli omogeneizzati ma nemmeno il latte o i formaggi o i sughi: nei nostri scaffali non può esserci nessun prodotto con tracce di sostanze vietate.

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UNA DELLE TANTE FAKE NEWS CHE SI TROVANO IN RETE

ANTIBIOTICI NELLA CARNE : E’L’ITALIA LA PIU’ ATTENTA

A differenza degli ormoni, l’uso degli antibiotici è legale. È, però, severamente limitato alla cura delle malattie degli animali e, dal 2006, vietato come promotore della crescita. Chiariamoci subito: se un animale sta male va curato e credo che su questo siano d’accordo anche gli animalisti (quelli veri).

Gli antibiotici veterinari vanno usati esattamente come quelli umani: per curare malattie infettive ed evitare il diffondersi delle stesse, nei modi, tempi e dosi consigliate dai medici.  Se le leggi europee sul tema sono ferree, quelle italiane lo sono molto di più. Gli antibiotici devono essere prescritti solo come cura e non come forma di prevenzione.

Il periodo di somministrazione non deve superare i cinque giorni e gli animali non possono essere macellati finché non avranno smaltito completamente i farmaci. Ogni intervento su ogni singolo animale deve essere tracciabile e le aziende sono obbligate a conservare tutta la documentazione per 5 anni. Chi sgarra, e viene beccato, paga. Tra multe a quattro zeri, chiusure e procedimenti penali alla fine il conto è molto salato, insomma il gioco non vale la candela. 

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53 BOVINI PER ALLEVAMENTO: È LA MEDIA ITALIANA

LA VERITA’ SULLA CARNE CON GLI ANTIBIOTICI : ALLEVAMENTI INTENSIVI E MALTRATTAMENTI

Qualsiasi allevatore onesto sa che per ottenere della buona carne bisogna trattare bene gli animali. Anche il benessere del bestiame, quindi, deve rientrare nei parametri di giudizio di un’azienda zootecnica. Per questo, nel codice penale italiano è presente il reato di maltrattamento di animali. Sottoporre un animale a sevizie, ferite, fatiche insopportabili o somministrargli sostanze vietate o in dosi eccessive, è reato

Quando si parla di maltrattamenti, si pensa subito agli allevamenti intensivi. Va detto che questi sono maggiormente sottoposti a controlli e vivono con l’ossessione di esserlo. Non sempre – ci dice Bertaglio – vale la regola per cui l’allevamento piccolo è meglio di uno grande. Anzi, molto spesso è esattamente il contrario: ho visto allevamenti piccoli in cui gli animali stavano a catena per tutta la vita, in stalle buie e fredde“. Negli ultimi anni stanno aumentando i grandi allevamenti, spesso nati dall’assembramento di aziende agricole più piccole.

Mentre i grandi allevamenti hanno la possibilità di investire sulle proprie strutture, il piccolo allevatore si trova spesso nell’impossibilità di innovarsi. “Complice la crisi economica del settore – ci racconta Andrea – ma anche di una cultura spesso retrograda, i piccoli-medi allevamenti (la maggioranza in Italia) investono molto poco. Ristrutturare una stalla per portarla agli standard moderni rappresenta un costo enorme. Per questo molti sono fermi alle condizioni di 30-40 anni fa, oggi del tutto insufficienti”. 

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LA CARNE ITALIANA NON CONTIENE ANTIBIOTICI

LA VERITA’ SULLA CARNE CON GLI ANTIBIOTICI : ITALIA TOP PER I CONTROLLI

Per fortuna, sono sempre meno i casi di allevamenti fuori legge. Ma com’è, dunque, la situazione reale in Italia? Possiamo fidarci della carne che mangiamo? Per aiutarci a capire, dobbiamo vedere un po’ di numeri. Come riporta Bertaglio nel suo libro, nel 2012, dall’analisi di 6700 polli ne sono risultati solo 5 non a norma. Se in Europa vengono eseguiti più controlli che nel resto del mondo, l’Italia compie da sola più accertamenti di tutti gli altri Stati membri messi insieme.

Secondo il report del Ministero della Salute, nel 2016 sono stati analizzati 39.944 campioni, di cui 931 presentavano non conformità. Parliamo del 2,3% dei campioni analizzati: una percentuale bassa se paragonata ai livelli di isteria vegana. Questi controlli vengono svolti a campione, senza preavviso e in qualsiasi fase della produzione: allevamento, trasporto, macellazione e vendita. Uno dei piani di controllo più avanzati è il PNR, Piano Nazionale per la ricerca dei Residui.

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ALLEVAMENTO IN EMILIA: MAI PIÙ DI 8 POLLI A METRO QUADRO

LA VERITA’ SULLA CARNE CON GLI ANTIBIOTICI : IL 99,8% DELLA NOSTRA CARNE E’ OK

Per residui, si intendono le tracce lasciate negli animali da medicinali e sostanze vietate. I limiti fissati dalla legge, per le tracce di antibiotici nella carne, sono anche 100 volte inferiori di quelli dannosi per la salute umana. Detto in breve: se la ricerca scientifica ha stabilito a 100 il limite oltre il quale una sostanza diventa pericolosa per l‘uomo, la legge stabilisce tale limite a 1. Insomma, possiamo stare tranquilli.

Poi, certo, ci sono sempre i trasgressori: la madre dei cretini, si sa, è sempre incinta. In questi casi si procede sempre a tutela del consumatore: vengono richiamati i prodotti pericolosi, si effettuano indagini epidemiologiche aggiuntive e scattano le sanzioni amministrative e penali, con multe che possono andare dai 10.000 ai 60.000 euro. Durante il PNR del 2015 sono stati analizzati 41.623 campioni (rientrano tutti gli animali di allevamento, pesci, miele, latte e cacciagione) di cui ne sono risultati 65 non conformi. Parliamo dello 0,16% di non conformità: praticamente, in Italia, ci sono più vegani che carne pericolosa.

Di Giulio Gezzi 4 Giugno 2019

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