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CHI DECANTA CERTI VINI NON CAPISCE NIENTE (E SI MERITA IL VINO DEL DISCOUNT)

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“DECANTARE I VINI E’ COME APRIRE UN ROMANZO A PAGINA 50: TI PERDI L’INTRODUZIONE E TI MANCA LA TRAMA” NE E’ CONVINTA KERIN O’KEEFE GIORNALISTA ENOLOGA CHE NEGLI STATI UNITI SE LA COMANDA ALLA GRANDE

Decanter si o decanter no? Semplice: decanter NO. Vecchie mode da boomer. L’utilizzo del decanter, che a dir la verità inizia a farsi meno comune un po’ ovunque, viene rigorosamente bocciato da Kerin O’Keefe, giornalista enologa statunitense. La signora, se qui è una sconosciuta, negli USA è una personalità con un certo peso e che con una storia su Instagram può decidere le sorti di una bottiglia.

 

Kerin non fa mistero di amare i grandi classici italiani, ancora meglio se non sono stati travasati nel decanter. In un articolo pubblicato su Reporter Gourmet la giornalista americana non usa mezzi termini nello stroncare l’utilizzo del decanter

“Ho intrattenuto innumerevoli conversazioni sul tema con appassionati e professionisti del vino e ho scoperto che la maggior parte ama o odia questo contenitore apparentemente innocuo. Io cado risolutamente nel campo dell’odio, soprattutto quando si tratta di vini invecchiati. Sono fragili e dopo anni e anni sotto il tappo, l’improvvisa esplosione di ossigeno crea il peggiore choc possibile. Sul colpo il vino perde aromi e profumi che non torneranno più. Decantare è come aprire un romanzo a pagina 50: ti perdi l’introduzione e ti manca la trama. Se poi vuoi distruggere completamente un vino invecchiato, travasalo due volte, prima nel decanter, poi nella bottiglia originale, ripulita dai sedimenti. Una pratica abbastanza diffusa nei ristoranti”

Kerin O’keefe

E qui gli amanti dei vini strutturati si dividono: giusto o sbagliato? Dipende ovviamente dalla “fragilità” del vino in questione. Secondo la giornalista la “frullata” nel contenitore può togliere qualcosa. Insomma, tra bere direttamente dalla bottiglia o travasare, sicuro meglio la prima opzione.

“A questo proposito O’ Keefe racconta una degustazione di Barolo di millesimi compresi fra il 1964 e il 1989, tenuta in un celebre locale newyorkese, dove le bottiglie, già assaggiate in precedenza, ebbero misere performance. Se fosse stata una sola, avrebbe potuto trattarsi di cattiva conservazione. Ma la condizione era generalizzata. Alla fine il sommelier rivelò di avere doppiamente decantato tutte le bottiglie un paio di ore prima. I fan della decantazione sostengono l’utilità di eliminare i sedimenti e il beneficio dell’areazione accelerata, ma il rischio è quello di rovinare capolavori. Meglio evitare di bere le ultime dita sul fondo della bottiglia, piuttosto. O degustarle addirittura come la parte più ghiotta, un concentrato di sostanze, colori e aromi, sul modello di Franco Biondi Santi.”

Il discorso, a giudizio di O’Keefe, vale in particolar modo per i vini a base di sangiovese e nebbiolo, particolarmente ricchi di norisoprenoidi, molecole aromatiche preziose, che necessitano di un’aerazione gentile. E allora che fare? Semplice: abolire la fretta e non guardare l’orologio.

Aprire la bottiglia e lasciarla aperta almeno per un paio d’ore. Nel frattempo stappare una bollicina, un bianco fresco e godersi l’attesa. Magari facendo un bell’aperitivo. Approccio che gli amanti delle bevute serie non disdegnano.

E con i decanter in disuso cosa farci? Semplice: utilizzarli per vini giovani quando si vuole fare lo show o trasformarli in soprammobili d’antan.

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