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ABBIAMO CHIESTO AI PRODUTTORI LOCALI SE SONO FELICI QUANDO SALVINI SI FA LE FOTO CON I LORO PRODOTTI

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DAL PEPERONE CRUSCO AL PIZZOCCHERO DELLA VALTELLINA PASSANDO PER I GAMBERI FRESCHI APPENA PESCATI AL LARGO DI CAGLIARI ECCO PERCHE’ ALLA FINE LE FOTO DI SALVINI STILE FOODBLOGGER NON SONO PROPRIO DA CONDANNARE 

Chi già pensa di lanciarsi in anatemi politici, in feroci critiche e in compulsive analisi da spin doctor de noantri freni il suo impulso. Chi pensa che Braciamiancora abbia indossato questa o quella maglia si sbaglia, e di grosso. Questo non è un articolo politico e non tesse le lodi di nessun politico. A noi frega zero se il personaggio in questione vi piaccia o meno. Frega meno di zero se alle prossime elezioni lo voterete o no. Frega meno dello zero assoluto se lo avete votato in passato. Il protagonista, anzi, i protagonisti sono i prodotti che Salvini ha in mano, non lui. E siccome noi parliamo di cibo, e proviamo a farlo in modo diverso dagli altri, affrontiamo la questione. Fatta questa premessa – che abbiamo scritto solo per tappare le bocche dei polemisti da tastiera in servizio permanente h24 e che ci saremmo volentieri risparmiati – possiamo iniziare il nostro ragionamento.

Cosa hanno in comune i Pizzoccheri della Valtellina e i Peperoni Cruschi della Basilicata? Sono entrambi buoni, sono prodotti very local e artigianali, fuori dai loro confini non sono conosciutissimi e sono delle indiscusse eccellenze made in Italy. Prodotti che fanno impazzire i turisti, italiani e stranieri. Ma non solo. Li accomuna anche un’altra cosa: sono gli ultimi due prodotti gastronomici ad essere finiti tra le “fauci social” di Matteo Salvini, uno dei personaggi più mediatici di questa stagione politica. Nel giro di pochi giorni sul profilo Instagramdel vice premier – 1,3 milioni di follower –  sono state pubblicate due foto dove i protagonisti sono proprio loro. Alla pubblicazione sono seguiti circa 80mila mi piace. 

Il segretario della Lega e vice premier, ci ha abituati alle foto dei suoi viaggi, le sue colazioni, i pranzi, le merende delle 16, le cene e pure gli spuntini di mezzanotte. Al di là delle polemiche di parte – ma quelle bisogna sempre metterle in conto quando si è così esposti – la riflessione che abbiamo fatto è ben altra:  fa bene ai prodotti locali finire nel vorticoso ingranaggio che scatena ogni post di un personaggio di questo calibro? Ebbene, pare proprio di sì. Sopratutto se si ascolta chi quei prodotti li produce e magari suda le proverbiali sette camicie per farli conoscere e apprezzare al mondo.

Salvini e le polemiche sui social

SALVINI E IL PIZZOCCHERO DI TEGLIO

La foto con Salvini è stata scattata in occasione di una raccolta fondi – ci racconta, al telefono, Lorenza Maffescioni uno dei soci fondatori dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio – noi, come promotori del Pizzocchero di Teglio, siamo spesso in giro a raccontare e far provare questo piatto e non era la prima volta che lui lo provasse, la foto ha avuto per noi un effetto mediatico considerevole. Soprattutto per il gran numero di persone che seguono Salvini, magari non tutti si saranno soffermati ad approfondire le origini del Pizzocchero ma qualcuno magari l’avrà fatto e, come voi, si è incuriosito.  Questo a noi non può fare che piacere.”

Teglio, è un piccolo paese incastonato nelle alpi della provincia di Sondrio. Di qua è ancora Lombardia, di là è già Svizzera. Questa è la patria del Pizzocchero: un piatto finito, composto da tagliatelle di grano saraceno fatte a mano di grano saraceno, condite col Valtellina Casera DOP, burro, verze e patate.  Insomma, qui il segretario della Lega gioca in casa e nel piatto riconosce sicuramente ingredienti a lui molto familiari. 

Salvini e il peperone crusco

IL PEPERONE CRUSCO

Dall’altra parte dello stivale, invece, c’è la Basilicata. Seppure qualcuno continua ancora a dubitarne, la regione lucana esiste e va alla grande. Il segretario della Lega, durante la campagna elettorale in regione, si è fermato a Matera. Qui si è concesso un ormai classico selfone con un peperone crusco. Per chi non lo conoscesse (male per voi), il peperone crusco è il modo con cui la vulgata chiama il Peperone di Senise IGP. Questo sorprende sia per la sua forma (ricorda quella di un peperoncino) sia per il sapore dolce: dall’aspetto, infatti, ci si attende una piccantezza da pronto soccorso. Invece, il Peperone di Senise è particolarmente dolce e la sua essiccatura lo rende davvero ghiotto. 

Enrico Fanelli e Maddalena Guerriero sono compagni di vita, uniti sotto il segno del Peperone. Insieme mandano avanti un’azienda agricola che coltiva, produce e confeziona peperoni di Senise fritti secondo tradizione. “Il Peperone di Senise – racconta Enrico – è un prodotto che inizia ad essere conosciuto. Prima era relegato entro i confini lucani e poco più, ora ci viene richiesto da chef, ristoratori e fornitori in giro per l’Italia. Salvini non è stato l’unico a fotografarsi con il Peperone Crusco, com’è comunemente chiamato. Anche Di Maio  si è messo in posa con il peperone.

Questo prodotto è un’istituzione: difficile trovarsi in un ristorante e non mangiarlo. A noi produttori può solo far piacere vedere qualcuno che si fotografa con il nostro peperone: se poi è un ministro con migliaia di follower, tanto meglio. Questi piccoli tesori regionali, sono prodotti che si vendono da soli: chiunque li provi per la prima volta, rimane folgorato. Certo, anche la foto di Salvini aiuta non poco”.

IL MINISTRO INFLUENCER

Il cibo è evocativo. A livello di comunicazione e immagine, il food è un elemento vincente: chi lo usa e lo sa usare bene fa centro.” A parlare è Nerina Di Nunzio, fondatrice di FoodConfidencial e docente di Scienze e Culture Enogastronomiche all’Università di Roma Tre. “Premettendo che i social, per me, sono un luogo di tutti e ognuno, sul suo profilo, posta ciò che vuole, va detto che intorno al food c’è un overload comunicativo: è ovunque.” Un sovraccarico di cibo fotografato, filmato, sezionato e usato magari per tutt’altro scopo rispetto a quello per cui viene preparato.

Se politici o personaggi in vista si fotografano con un prodotto locale e ciò porta a una maggior visibilità dello stesso, ben venga. A patto – precisa Nerina – che le foto siano ben fatte e veicolino il giusto messaggio: la foto deve raccontare e spiegare il cibo. Sarebbe il caso, infine, di essere precisi e magari scrivere qualcosa di sensato e informato prima di postare foto di prodotti”. 

Al netto delle polemiche sollevate da chi vorrebbe il ministro degli interni meno versione foodblogger, nessuno dei produttori pare prendersela a male se Salvini si fa una foto con qualcosa di mangereccio in mano. In fondo, alzi la mano chi di voi conosceva l’Accademia del pizzocchero della valtellina prima che venisse invaso dai like sul profilo del Ministro?

Di Giulio Gezzi 23 Settembre 2019

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