MENTRE GLI ARROSTICINI NON HANNO ANCORA OTTENUTO L’IGP LA FARINA DI GRILLO HA GIA’ RICEVUTO IL PALCET DELL’EUROPA TUONANO I GIORNALISTI LOCALI DELL’AGROALIMENTARE CHE TEMONO PER I TANTI PRODOTTI REGIONALI DOP E DOC
Articolo de Ilpescara.it
L’Unione europea dà il via libera all’immissione nel mercato della farina di grillo o, per meglio dire, della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, appunto il grillo domestico. Una decisione che segue al parere scientifico dell’Efsa (l’Autorità per la sicurezza alimentare) che l’ha definita “sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti”. Una decisione che allarma e non poco i giornalisti agroalimentari abruzzesi (Arga), che invocano gli stati generali del settore e si appellano all’assessore Emanuele Imprudente perché apra il dibattito a livello nazionale.
Ad intervenire a nome dell’Arga Abruzzo è il presidente Donato Fioriti che è anche segretario generale aggiunto della struttura nazionale (Unarga) della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi). “Quando si parla di “usi proposti”, spiega, vuol dire che la farina di grillo potrà essere usata anche nella miscelazione delle farine per prodotti da forno: dal pane ai biscotti e fino alla pizza, ma anche per prodotti trasformati a base di patate, verdure, carne. Insomma, chiosa Fioriti “una varietà impressionante di alimenti”.
I GRILLI DEL VIETNAM METTONO A RISCHIO L’IDENTITA’ DEI NOSTRI PRODOTTI
“Secondo quanto deciso per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, solo la società Cricket One Co. Ltd è autorizzata a immettere sul mercato dell’Unione il nuovo alimento – spiega – : una società vietnamita il cui motto è ‘proteine classiche per un mondo moderno’ e che si occupa di allevamento dei grilli ma anche di altri ingredienti di alta qualità e sostenibili per alimenti, bevande, cosmetici e cibo per animali”.
La scelta di consentire l’uso di farine derivate da insetti non piace ai giornalisti di settore abruzzesi che si dicono allarmati e per questo invocano gli stati generali dell’agroalimentare. A preoccupare è il destino dei marchi Dop e le dominazioni Doc “che possono essere messe in secondo piano da scelte e strategie economiche e agroalimentari adottate a livelli esterni al nostro Paese a seguito delle quali – incalza Fioriti – potrebbe essere messa a rischio o vanificata l’identità delle produzioni locali assieme alla qualità dei prodotti che viene assicurata dai prodotti di pregio e controllati”.
L’ETICHETTA DEVE INFORMARE I CONSUMATORI SULLA PROVENIENZA DEL PRODOTTO
Per questo si chiede l’intervento al vicepresidente della giunta regionale e assessore all’agricoltura Imprudente perché apra il dibattito a livello nazionale sulla materia e dia l’input agli stati generali.
Bene invece, tiene a precisare l’Arga, la decisione dei ministri dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, delle imprese e del Made in Italy e quello della salute che hanno prorogato fino al 31 dicembre 2023 il regime sperimentale italiano sull’indicazione in etichetta della provenienza della materia prima per pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero caseari.
“I cittadini, come ha dichiarato il ministro Lollobrigida, debbono infatti essere sempre posti nelle condizioni disporre di informazioni consapevoli e complete su ciò che rappresenta la loro alimentazione – conclude Fioriti –. Su una sana alimentazione si basano infatti la qualità della vita e della salute, mentre i prodotti agricoli e agroalimentari di pregio rappresentano un biglietto da visita ideale delle nostre realtà e costituiscono un segmento importante dell’economia del territorio”.