LA CARNI DI UN BISONTE DI 36 MILA ANNI PERFETTAMENTE CONSERVATE GRAZIE AI GHIACCIAI DEL NORD AMERICA SONO STATE ASSAPORATE DA ALCUNI RICERCATORI E A QUANTO PARE SONO RISULTATE UN PO’ TENACI MA NEL COMPLESSO MOLTO SAPORITE
Mi immagino il colpo incassato dai guru delle frollature estreme quando sfogliando il giornale hanno letto la seguente notizia: La carne di un bisonte mummificato da 36 mila anni? “Un po’ dura e terrosa ma in compenso molto saporita,” parola di Dale Guthrie, paleontologo americano appassionato di stufati. Certo, sapere che madre natura è capace di miracoli che neanche i più santi macellai del pianeta si sono mai sognati potrebbe far pensare che non ci siano limiti alla maturazione della carne. Ovviamente non è così. E’ già un’impresa raggiungere i 1000 giorni. Francesco Camassa, il docente pugliese della Dry Aged Academy, c’è riuscito, ma a lui, in virtù della sua esperienza, certi eccessi sono consentiti. Ai comuni mortali invece no. Il consiglio è di non varcare mai le colonne d’ercole della frollatura.
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Scherzi a parte, è davvero incredibile che i ghiacciai dell’Alaska siano riusciti a conservare per così tanti millenni un animale in condizioni perfette. Così perfette che è stato addirittura possibile mangiarlo. L’animale in questione è un bisonte delle steppe chiamato Blue Babe. E’ stato chiamato così per via del colore azzurrino conferitogli dalla vivianite, un minerale presente nel luogo del suo ritrovamento. Oltre che in omaggio al bue blue del folklore americano.
LO STUFATO CON CARNE DI BISONTE DI 36 MILA ANNI
Ma chi era Blue Babe? Blue Babe era un bisonte della preistoria, massiccio e con due corna così grandi da far paura perfino a un felino. Per migliaia di anni, durante il Pleistocene, scorrazzò tranquillo per le steppe asiatiche giungendo fino in Spagna.
Poi si diresse a Nord e da lì tramite una lingua di terra che collegava la Siberia al Nord America andò ad esalare i suoi ultimi respiri in quella splendida cella frigo naturale che è l’Alaska. Ecco perché a distanza di 36 mila anni dal suo trapasso la storia di Blue Babe non era ancora finita.
Ad un certo punto nel 1979 le sue corna spuntarono dai ghiacciai e Dale lo andò a scovare in una miniera d’oro. Poi, dopo averlo liberato e acconciato per bene con l’aiuto di un tassidermista (era il 1984), decise che era venuto il momento di festeggiare. Staccò il collo e assieme ai suoi colleghi ne fece uno stufato per la cena. In un libro pubblicato anni più tardi, Dale ricorderà quell’indimenticabile spuntino.
“Era una carne ben invecchiata, piuttosto dura, ma ha dato allo stufato un aroma pleistocenico… nessuno si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione!”.
IL BISONTE DEL PLEISTOCENE “FROLLATO” NEI GHIACCIAI DELL’ALASKA
Ma perché morì Blue Babe? Secondo i ricercatori morì a causa dei leoni che lo azzannarono proprio sul collo. Lo testimonia un rivolo di sangue congelato sulla pelle dell’animale e un pezzo di molare felino rimasto nella carne. Questo ha portato gli studiosi a concludere che il bisonte, morendo d’inverno, si sia congelato talmente in fretta da diventare troppo duro per i suoi predatori. Insomma, Blue Babe aveva la pellaccia dura e non era certo pane per i denti di quei sfortunati felini. Poi il ghiaccio lo ricoprì, “frollò” per ben 36 mila anni e così le sue carni, per il piacere di Dale e dei suoi amici, si sono fatte più tenere e saporite.
di Gianluca Bianchini 30/09/2020