DA PIANO DI SORRENTO AD UNO DEI PIU’ PRESTIGIOSI RISTORANTI DEL MEDIO ORIENTE ECCO COME LA CUCINA MADE IN ITALY CONQUISTA TUTTI. ANCHE SE A VOLTE E’ DIFFICILE TROVARE I POMODORI GIUSTI
Michele Esposito, chef campano che non ha ancora compiuto trent’anni, è un giramondo. Cucina da quando aveva i calzoncini corti e il suo lavoro l’ha portato a consumare passaporti: Nuova Zelanda, Londra, Grecia, Roma, Milano. Ora lavora a Salmiya in Kuwait nel ristorante italiano “in super albergo di super lusso” come scherzosamente lui definisce il “Regency Kuwait”. E’ arrivato da nemmeno un anno e già ha messo in bacheca il premio Seven Stars Awards, un riconoscimento internazionale molto autorevole che viene dato alle strutture che raggiungono degli alti standard di qualità. Insomma, tanta roba e sa la bandiera italiana da queste parti sventola orgogliosamente è anche merito suo.
Di cosa ha nostalgia un cuoco sorrentino in una cucina del Kuwait?
Di alcuni prodotti che a casa troverei senza problemi come ad esempio qualche varietà di pomodori o di limoni.
Cosa piace ai kuwaitiani della nostra cucina?
L’Italia piace sempre, e la cucina italiana è apprezzata insieme alla nostra cultura e alla moda. Gli italiani sono creativi e questo è un aspetto che viene apprezzato.
Che si bracia da quelle parti?
Niente maiale perché sono musulmani ma in compenso tanto pesce e l’agnello alla pala che loro chiamano Ouzi. Poi ovviamente kebab di pollo e manzo.
Cosa mi racconti di questa esperienza?
Non vivo di solo lavoro. Quando viaggio per lavoro cerco di vivere il posto con le sue tempistiche, le sue differenze e prendo spunti. Il Kuwait ha un qualcosa di magico con i suoi costumi e le sue tradizioni così collegato al mondo orientale e così alla ricerca di una dimensione occidentale.
Come va con i vegani da quelle parti?
Esistono anche qui, tendenza diffusa sopratutto tra le donne.
In Italia il dibattito è molto acceso, addirittura ci sono genitori che impongono diete vegani ai loro bambini.
Per me un bambino deve mangiare tutto in rispetto dell’età. La scelta di diventare vegano semmai la prenderà lui da adulto. La dieta mediterranea rimane un baluardo sia dal punto di vista nutrizionale che organolettico.
Perché un cuoco di ventinove anni finisce in Kuwait e non in qualche ristorante italiano?
Per curiosità, perché dopo vari posti volevo vedere e conoscere il medio oriente, i suoi prodotti, le sue tradizioni e differenze con l’occidente.
Come hai trovato lavoro in Kuwait?
Ogni tanto pubblico su Facebook le foto dei miei piatti, un mio amico di NewYork le ha fatte vedere al direttore di un albergo dove lavorava, mi hanno contattato, due interviste via Skype, qualche giorno di prova ed eccomi qua.
Guadagni di più ora o in Italia?
Adesso, non c’è paragone con l’Italia.
Come commenti la frase che ti leggo tatuata sul braccio “God made food, Devil the cooks”?
Questa è una frase di Joyce che ho letto anni fa e mi è rimasta in mente. I cuochi modificando spesso le consistenze e le strutture dei cibi “giocano con un elemento” un po’ come gli artisti.
Tu ti senti più un cuoco o un artista in cucina?
Considero il mio un mestiere artistico, nei piatti metto sempre una parte di me, un’idea, un’esperienza che ho vissuto precedentemente. Partendo sempre dal presupposto che cuciniamo, io più che decoro, penso al bello in senso lato. A tutti piace una cosa bella rispetto che una brutta, anche se a livello funzionale poi sono uguali. Con l’evolversi dei tempi giustamente, la gente non pensa più solo a riempire lo stomaco ma anche a vivere una cena, un brunch come un momento per se stessi, un concedersi qualcosa di bello ed è qui che entra il bello delle cose… e del piatto.
di Livia Filippi
LA RICETTA DI MICHELE ESPOSITO PER BRACIAMIANCORA
Carrè di agnello, marinato allo yogurt e zafferano su letto di tabouleh al basilico e coriandolo e salsa di peperoni arrosto.
Ricetta:
1 carrè di agnello
2 gr di zafferano
1 spicchio di aglio tritato
250 gr Di yogurt filtrato
60 gr di olio
Limone q.b.
2 gr di polvere di cumino
Coriandolo/basilico/prezzemolo in ugual misura
3 peperoni arrosto
Sale e pepe
Timo q.b.
Pomodori a grappolo 100 gr
Mescolare lo yogurt con lo zafferano, 10 gr di olio EVO, il limone, il cumino, il sale, il pepe e l’aglio tritato. Massaggiare il carrè di agnello e lasciarlo marinare per qualche ora. Intanto in un foglio di carta argentata mettere i peperoni, uno spicchio di aglio intero, il timo, 10 gr di olio, salare e pepare. Chiudere il tutto con la carta argentata a mo di “sacchetto” e mettere sulla griglia. Far cuocere 20-25 minuti. A fine cotture, spennellare i peperoni e frullare con un minipimer aggiungendo a filo 15 gr di olio e poco limone spremuto. Porre il carrè sul fuoco e cuocerlo lentamente, in fine caramellare con fuoco vivo. Tritare le erbe aromatiche per il tabouleh, tranne il basilico da aggiungere alla fine, i pomodor, mescolare gli elementi, aggiungere olio, sale e pepe. Servire le costolette scaloppate con un cucchiaio di salsa su di un letto di tabouleh.